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QUI POSTULAZIONE #31 ▪ Ricordando Padre Angelo Maggioni (1917-1972)

Era tornato da meno di un anno dall’Italia quando venne ucciso la notte del 14 agosto 1972.

Lo uccisero alcuni ladri entrati nella casa della Missione di Andharkota, in quel Pakistan Orientale divenuto Bangladesh con l’indipendenza dal Pakistan Occidentale dichiarata il 25 marzo 1971 e riconosciuta il successivo 17 dicembre.

Gli amici della sua nativa Trezzo sull’Adda non avrebbero voluto quel rientro avvenuto quattro mesi dopo l’indipendenza dichiarata unilateralmente. A loro, però, aveva risposto. «Non posso stare qui, quando laggiù la gente soffre e muore. Il mio posto è là».

Là, in terra pakistana, era giunto per la prima volta nel 1961 ed ora che una guerra civile la insanguinava egli non poteva esimersi dallo stare accanto alla sua gente. Non solo ai suoi cattolici, ma anche agli indù e ai musulmani dei villaggi del territorio affidatogli. Specie quando erano costretti ad abbandonare quei villaggi per salvarsi dalle incursioni dei militari pakistani in cerca dei guerriglieri bengalesi. A chi non era battezzato poi, considerato che i cattolici erano rispettati da quei soldati, non esitava a donar loro un crocifisso da tenere al collo e ad insegnargli a tracciare sulla propria persona il segno della croce. Il tutto per avere meno problemi alla frontiera con l’India, attraversata la quale si sarebbero messi in salvo nei campi profughi.

Chi lo uccise sperava di trovare denaro perché la Missione di Andharkota era divenuta punto di riferimento per i molti colpiti dalla guerra civile, tanto da fargli scrivere: «Tutto il giorno la mia casa è assediata da turbe di gente che invocano aiuto: chi vuole essere aiutato a fare la casa, chi vuole vestiti, chi un po’ di riso o frumento, qualche donna domanda latte in polvere per i suoi bambini; chi domanda aiuto per comprare i buoi o recuperarli.  Durante l’occupazione sono fuggiti in India e i buoi sono finiti in altre mani o li hanno venduti a poco prezzo; ora occorrono i soldi per riscattarli».

Quando i ladri arrivarono, messo in allarme dai ragazzi che dormivano al sottostante pian terreno, inutilmente li aveva esortati ad andarsene prima che, saliti al piano superiore, lo uccidessero con una fucilata nella sua camera. Della tragica morte così scrisse un suo confratello della missione, tra i primi a giungere sul posto perché impegnato altrove: «Il colpo che lo ha colpito ha attraversato il fianco destro all’altezza del diaframma, bucato l’intestino, rotto una grossa arteria e una vertebra, uscito dall’altra parte parallelo all’entrata. I banditi avevano fucili-carabine e fucili-pistole. Furono trovati bossoli e pallottole esplose sia all’interno che all’esterno. Una decina di colpi».

Dal 16 agosto 1972, giorno delle sue esequie, le spoglie mortali di Padre Maggioni riposano ad Andharkota, nella nuova chiesa da lui voluta. Ciò grazie al vescovo di Dinajpur che presiedette quella funzione e che rinunciò a traslarle in cattedrale accogliendo il desiderio degli abitanti della stessa Andharkota e dei villaggi circostanti di poter continuare ad avere in mezzo a loro il missionario.

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