QUI POSTULAZIONE #46 ▪ Come ai tempi dei primi Martiri
Il 19 novembre 1941, nel villaggio cinese di Dingcun nell’Henan, ancora in festa per la visita del Amministratore Apostolico di Kaifeng giunto la sera prima, vennero uccisi lo stesso Mons. Antonio Barosi e i confratelli sacerdoti del PIME Gerolamo Lazzaroni, Bruno Zanella e Mario Zanardi.
A togliergli la vita furono alcuni soldati cinesi allo sbando durante la Guerra cino-giapponese – ribelli, secondo le autorità statali –, che nel pozzo del villaggio gettarono Padre Lazzaroni, forse ancora vivo; Mons. Barosi e Padre Zanardi, strangolati con le fasce militari che si rinvennero attorno ai loro colli; e Padre Zanella che avevano torturato facendogli bere acqua bollente e petrolio.
Estratte a fatica dal profondo e stretto pozzo, la cui bocca era stata ostruita dai mattoni divelti dalla struttura esterna, le loro salme furono oggetto delle attenzioni del responsabile del distretto di Zhoukou, del quale fu scritto: «Il P. Vitali compì un'opera veramente faticosa e non scevra di pericoli. Ottenuto il permesso, si recò in quella zona di nessuno... Incontrò molte scoraggianti difficoltà, ma dopo trattative e contrasti riuscì a far trasportare dai soldati i quattro feretri fino al fiume Chahe (distante da Dingcun parecchi chilometri). Caricate su una barca e controcorrente poté raggiungere Choukiakow (Zhoukou), residenza principale di P. Vitali. In cappella aprì le casse, fece ricomporre più decentemente le salme, compì un rito funebre invitando molti cristiani e le fece trasportare a Wangzhuang, piccola cristianità vicina, murando i feretri separati nella cappella, con la speranza di un definitivo trasloco al cimitero della missione nella città di Kaifeng».
Per lungo tempo le loro salme hanno riposato nella chiesa dedicata a San Giuseppe a Zhoukuo, eretta come ai tempi dei primi Martiri sul luogo dove esse erano conservate. Ovvero il pozzo nel quale, temendone la loro profanazione, erano state deposte provvisoriamente nel 1951 quando la cappella di Wangzhuang venne adibita a sala di riunione da un attivista comunista. Si sarebbe voluto dare ad esse una sepoltura più dignitosa altrove, ma le autorità locali non lo permisero perché si trattava di stranieri.
Successivamente raccolti in quattro urne, i resti mortali dei missionari sono ora conservati nella cappella costruita a lato della chiesa di San Giuseppe.
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