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QUI POSTULAZIONE #47 ▪ Morire per amore

«Il martirio è una grazia che bisogna meritare»: così è stato per Padre Emilio Teruzzi, classe 1881, al quale si deve questa riflessione.

Entrato nel Seminario delle Missioni Estere di Milano nel 1910 e destinato ad Hong Kong due anni dopo, il Signore gli ha dato infatti la grazia di testimoniare, fino alla morte, la Fede tra la popolazione del suo originario distretto missionario di Sai Kung.

Nel 1942, da tempo collaboratore del vescovo sull’isola di Hong Kong, ottenne di tornare nei villaggi dei Nuovi Territori, occupati dai Giapponesi e rimasti senza sacerdote perché ucciso dai ribelli cinesi. Ben sapeva che ciò avrebbe messo a rischio la vita. Non solo perché cittadino italiano, e quindi traditore della Cina, ma anche perché quei guerriglieri, come scritto da un confratello, appartenevano «al partito noto per l’avversione e per l’odio contro ogni religione, ma specialmente contro quella cattolica».

Morì certamente il 26 novembre di quell’anno, a dieci giorni dalla presa di possesso del Distretto, una volta portato al largo in barca dopo essere stato costretto a lasciare la casa dove stava per celebrare la Messa.

Il suo corpo fu trovato una decina di giorni più tardi lungo la riva: aveva il cranio sfracellato e i piedi stretti dalla corda usata per legarlo a una pietra e farlo affondare. Ora riposa nel Cimitero di Happy Valley ad Hong Kong.

A ottantadue anni dalla morte, quello che Padre Emilio ci ha donato è un grande esempio di Oblatio vitae, la nuova “via” per giungere alla beatificazione identificata da Papa Francesco nel suo Motu Proprio Maiorem hac dilectionem dell’11 luglio 2017: quella di un cristiano che, come lui, spinto da carità, offre eroicamente la sua esistenza per il prossimo.

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La morte di Padre Teruzzi nel ricordo della sua gente

A.M.D.M.

Sai-Kurg 3 Dicembre 1956

Reverendissimo Superiore,

Mi trovo ancora nel Distretto di Sai-Kung, che per molti anni fu il campo di lavoro di P. Teruzzi, di santa memoria.

I cristiani ricordano bene lo zelante e coraggioso Missionario. Alcune volte sono stato nel villaggio, in cui egli passò l’ultima notte tra i cristiani. Testimoni oculari mi hanno raccontato che mentre si accingeva a celebrare lì la S. Messa in una casa privata (dove ho celebrato anch’io, non essendovi Chiesa, né Oratorio) un gruppo di uomini armati, che facevano parte delle guerriglie comuniste, entrò improvvisamente nella casa e gli ordinò d’andare con loro. I1 Padre li pregò di concedergli almeno il tempo di celebrare la Messa. Ma essi furono irremovibili: bisognava partire subito. I cristiani erano pronti farsi garanti; ma non si ammetteva garanzia. Ogni tentativo di liberazione fu inutile. I1 Padre aveva con sé un maestro e un servo. Il maestro doveva andare anche lui, senza sapere né dove, né perché; il servo fu lasciato libero, o meglio, non si curarono di lui. Quegli sgherri assicuravano che i due, che essi dovevano condurre via, dopo breve tempo, sarebbero stati rimandati liberi. Ma ben sappiamo in che conto bisogna tenere le parole o promesse di simile gente... Essi partirono conducendo le due vittime. Il villaggio in questione dista circa un quarto d’ora dal mare: si tratta di una striscia di mare, una specie di canale, che in una mezz’ora di barca può essere attraversato. Sulla riva c’era appunto una barca già pronta, che aspettava la comitiva. Questa arrivò, salì sù (sic) e si diresse verso l’altra sponda.

Dopo un intervallo di tempo, ecco apparire di nuovo gli sgherri in quella stessa casa, cercando il servo. Per mala sorte e il servo era ancora lì aspettando il ritorno del Padre. Fu preso e condotto via, anche lui. “Se avessimo avuto il minimo sospetto, mi dicevano i cristiani con rammarico, l’avremmo potuto salvare facilmente; c’era tempo più che sufficiente per farlo nascondere o fuggire prima che essi venissero la seconda volta”. Non si previde il pericolo, non si prese rimedio, e così si ebbe una vittima di più. Sembra quasi certo che P. Teruzzi, i1 maestro e il servo furono uccisi insieme in quello stesso giorno, e nella stessa barca. È certo che il cadavere del Padre fu ritrovato nel mare, e sepolto dai cristiani di un villaggio, situato nell’altra sponda del mare.

Tutti quelli che hanno conosciuto P. Teruzzi, riconoscono il suo animo intrepido, che non indietreggiava dinanzi ai pericoli, pur di compiere il ministero per la salvezza delle anime. Cristiani di un altro villaggio m’hanno raccontato che, mentre egli una volta faceva il giro di missione, in via incappò in una squadra di guerriglie (anche queste comuniste), che lo legarono e volevano condurlo via... Per buona sorte, tutti i cristiani si fecero garanti, e riuscirono a stento a liberarlo: ma egli, come se nulla fosse stato, continuò il ministero come prima, e lo continuò sino al sacrificio della vita.

Io sto bene di salute; mi auguro altrettanto di Vostra Reverenza.

Le offro cordiali auguri di Buon Natale: il B. Gesù la ricolmi di grazie.

Mi creda

Suo Dev.mo in G.C.

P.Q.M. De Ascaniis

 

Lettera di Padre Quirino De Ascaniis al Superiore Generale del PIME, AGPIME 24, 19, 993-994.

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