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QUI POSTULAZIONE #99 - Il Beato Clemente e le sue feste di Natale

Il Natale in Missione è festa di comunità oltre che di famiglia. Ce lo conferma in questo suo articolo il Beato Clemente Vismara, sacerdote del PIME che in Myanmar ha trascorso fino alla morte, nel 1988, sessantacinque dei suoi novantun anni di vita. L’articolo è stato pubblicato nel numero di dicembre 1973 della rivista del suo Istituto “Venga il tuo Regno”.

NATALE IN SACRESTIA

Non c’è da meravigliarsi se nelle grandi solennità della Chiesa, specie del Natale, il missionario che vive nei boschi …lontano dai suoi in un paese che qui gli vuol male senta un pochin di nostalgia e sogni ancor il ceppo di Natale, un oblio lene della faticosa vita e per distrarsi fa un po’ di baccano, vale a dir fa’ festa.

Due anni fa il Natale lo passammo qui in residenza. Tre giorni di festa. Invito a tutti i nostri villaggi, che sono ven­ticinque. Non ricordo quanta gente si radunò qui, so che era­no tanti, si dovette celebrare all'aperto perché nella chiesa non ce ne stava manco la metà. Naturalmente agli ospiti si deve provvedere ogni cosa e gratuitamente.

Si erano costruiti tre capannoni con paglia per dormire, ecc. ecc. Non c'è che dire: è una spesa ed una fatica.

L'anno scorso si sta­bilì di passare il Natale a Suppung, un villaggio a 10 Km. da qui; vi sono trentun famiglie, quasi tutte battezzate. Fu una Conquista del P. Manghisi. È il solo villaggio Shan del Distretto; hanno risaie e non son poveri, tant'è vero che per la festa spesero oltre tremila Kiats.

Furono invitati solo i villaggi attorno a Mongping; invitare i 19 villaggi di Tontà, a oltre 50 Km. da qui, sarebbe sta­to troppo. Per farvi fare una pallida idea del concorso di gente, vi devo dire che furono divorati tre bufali, un bue e due maiali. A me diedero una gallina perché la carne di bufalo è troppo dura per chi non ha denti…

Si stabilì di far Messa solenne cantata, sia alla notte che di giorno. Siccome la gente del villaggio non sa cantare, ai canto­ri provvidi io, cioè portai con me due suore, 63 ragazze e 47 ragazzi – tutti cantori! – ai quali naturalmente poi bisognava dar da mangiare!

Le ragazze dormirono in cantoria, pigiate come sardine e i ragazzi in sacrestia, per terra, con me. Per gli ospi­ti degli altri villaggi furono costruiti parecchi capannoni con tetto di paglia, e per terra ancora paglia per dormire.

Io, con la mia truppa, arrivai troppo presto nel villaggio: mi pare fossero solo le 14. Come occupare il tempo? Riposato un po' e deposte le coperte che ognuno aveva portato, dissi di fare la Via Crucis, poco importa se in tempo natalizio. Avevo pro­messo a chi mi regalava la Via Crucis che la prima volta che si sarebbe fatta con i quadri mandatimi, il merito sarebbe anda­to al donatore. Mi pare che il donatore sia stato P. Mauro, spero che il buon Dio accetti il nostro regalo e conservi sano, salvo e buo­no detto Padre e sappia che dacché mondo è mondo quella fu la prima volta che si fece simile esercizio di pietà fra quei boschi.

A sera di Natale si volle fare la processione con il Santis­simo. Fu zappettato un sentiero attorno alla chiesa. Per la Mes­sa io avevo portato tutto l'occorrente, ma per una processione mancava tutto. E tutto fu inventato. Il baldacchino c'era (un ombrellone bianco con asta di bambù portato dal maestro Nicola), il turibolo c'era, la navicella c’era e si pensò persino a tre bambine che buttavan fiori di bosco al mio passaggio. Insomma, dirvi tutto m'è impossibile. Fui contento.

Domani vado a celebrare il Natale a Pannolung; vengono con me tre uomini, due donne, due suore. Io andrò a casa lunedì, mentre le suore con le due donne si fermeranno in villag­gio ad insegnare il catechismo una settimana. Passeranno poi in altri due villaggi di recente cacciagione.

Auguro a tutti un Buon Natale!

Clemente Vismara, P.I.M.E.

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